Il ritorno della Nuova Compagnia di Canto Popolare: pe cient’anni!
La Nuova Compagnia di Canto Popolare compie 50 anni e questo traguardo era atteso dai fan del gruppo con grande trepidazione. In molti speravano nel classico cofanetto celebrativo di lusso con tutti i grandi successi, magari rivisitati ma non stravolti.
Il nuovo disco della Nccp non è però niente di tutto ciò.
Fedeli al loro ruolo di custodi di una tradizione in perenne contaminazione ritornano sulle scene con un disco di 12 inediti e 12 rifacimenti di brani storici non scontati e forse in parte addirittura sconosciuti al vasto pubblico che non ha seguito la storia degli ultimi trent’anni del gruppo.
Ma partiamo dagli inediti che sono a nostro avviso il modo più bello per festeggiare la storia dell’ ”orchestra” che si opponeva tanto al napoletanismo quanto all’idea del folk come semplice calco della tradizione popolare. Il disco si apre con un singolo di grande impatto Napuletane: ritmo di tammurriata con forte connotazione radiofonica e non a caso è stato accompagnato anche da un videoclip. Dal secondo brano in poi inizia un viaggio straordinario nella sonorità colta, popolare e meridionale di cui sono maestri. Meu core è un brano d’amore sospeso e senza tempo in cui alla prima parte totalmente acustica retta dalla voce senza età di Fausta Vetere si affianca una seconda parte in cui entrano dei fiati in stile Beatles a disegnare un incontro incredibile tra due mondi diversissimi e che sembrano però in questo brano fatti l’uno per l’altro.
Segue una canzone invece dedicata alla tradizione popolare e religiosa dei fujenti, che indaga il rapporto tra la paura della morte e la devozione. In questo brano tammorra e fiati sembrano guidare una processione oscura, disperata e al tempo stessa piena di una irrinunciabile speranza. Il viaggio continua con la dolcissima chitarra di Posillipo che dipinge con toni caldi e vivi il panorama del golfo di Napoli e la struggente Tarantella del Gargano. Qui gli strumenti della tradizione incontrano un quartetto d’archi per realizzare una classicissima versione di quella che è forse la più bella canzone d’amore della tradizione del sud Italia.
Pascalì e Si chiove ci mostrano rispettivamente le due anime storiche della Nccp: quella popolare che ha fatto propria la lezione del maestro De Simone e quella “Classica Napoletana” che continua la tradizione della grande canzone napoletana. La traccia numero 10 è poi un piccolo capolavoro in cui la Nccp torna a cantare la Tammurriata, dando voce alle promesse di un innamorato che vuole portare via la sua amata. La Tammurriata d’e Prumesse è infatti un classico moderno, un tentativo di cambiare il mondo che ci circonda con un ballo rituale, onirico e scandito dal battito di tamburo. Segue La Tarantella di Giuliani, un omaggio al grande compositore Mauro Giuliani, amato da Beethoven e stimato da Paganini.
Il disco si conclude con Vulesse in cui Fausta canta “ ferma ‘rilogio mio” e sembra che effettivamente il tempo si sia fermato per questo gruppo che da 50 anni porta avanti un discorso innovativo e mai scontato sul folk mediterraneo.
La seconda parte del disco è una pura goduria per tutti gli appassionati dell Nccp condita da chitarre elettriche e dal ritorno di Bennato e D’Angiò oltre all’incontro fortunatissimo con gli Osanna e la P.F.M, ma ve la lasceremo scoprire da soli, a noi non resta che augurare alla Nccp ancora tanti anni di musica, ricerca e nuove canzoni.
Come si dice nelle nostre zone “Pe cient’anni!”